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8 marzo: riflessioni e analisi nella Giornata Internazionale della donna

mimosaLa Giornata Internazionale della Donna nacque ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio del 1909. A istituirla fu il Partito Socialista americano, che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto a ricordo di quel drammatico “8 marzo” 1908, in cui persero la vita 129 operaie, in un terribile incendio appiccato dal proprietario di un’Industria Tessile di New York, conseguenza di uno sciopero che avevano portato avanti quelle donne coraggiose poi vittime. Quella ricorrenza è stata assunta come la celebrazione della giornata internazionale a favore delle donne segnando il punto di partenza della lotta da parte delle donne verso la conquista dei diritti fondamentali, semplici, come uguali trattamenti nei posti di lavoro o uguali opportunità nelle scelte di vita, che gli uomini già avevano da tempo.

Lotte e conquiste che ancora oggi sembrano lontane perché la Società non è capace di riconoscere e dare il giusto rilievo e le giuste rappresentanze alle donne se non in presenza di una legge, rappresentando di per se una sconfitta morale, civile e sociale della democrazia.

Il dato fondamentale della dimensione femminile attuale è costituito da una presa di coscienza – anche grazie al maggior livello di istruzione – di aver acquisito dei propri diritti alla parità umana e civile con gli uomini.

Ai giorni d’oggi la giornata dell’8 Marzo, iniziata come celebrazione di un triste ricordo, non può finire, come spesso accade, per trasformarsi nella “festa” delle donne, che si ritrovano per uscire e festeggiare, scambiandosi mimose, diventate simbolo di questa giornata, attesa esclusivamente come pretesto liberatorio meramente consumistica. Anche se forse, purtroppo, per alcune rimane uno dei pochi giorni di “evasione”, per allontanarsi da una realtà non sempre piacevole.

Ma cosa è cambiato da quel giorno ad oggi? e cosa è cambiato nel corso dei secoli? Poco o niente. Le donne continuano ad essere bersaglio di molestie sui luoghi di lavoro, vengono ancora oggi licenziate perché attendono un bambino, sono pagate di meno, sono oggetto di discriminazione sui luoghi di lavoro, vengono violentate per strada, seviziate in famiglia, picchiate, uccise, pagano prezzi altissimi ancora oggi nella ipocrisia più totale.

Sarebbe bello festeggiare questo giorno come simbolo del raggiungimento di un’autentica parità di genere che restituisce alle donne tutta la dignità, la competenza, la professionalità, il potere, l’autonomia, la libertà che ancora oggi viene loro tolta.

Per il genere femminile anche quest’anno dunque, che si chiuda in passivo o in attivo, la bilancia pende sempre a sfavore rispetto al genere maschile. Il raggiungimento della parità richiede un cambiamento culturale che risulta particolarmente difficile in un momento di crisi economica come quella che stiamo vivendo.

Ecco perché ci auspichiamo che l’8 marzo oltre ad essere la giornata del ricordo delle conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia l’occasione per rafforzare la lotta contro le discriminazioni e le violenze, per riflettere in un momento così particolare per il nostro paese e per il mondo intero.

Nel Mondo, in Europa, in Italia, nelle Città e in ogni piccolo borgo, sono migliaia le iniziative organizzate per celebrare l’8 marzo accompagnando la giornata sempre ad una riflessione o ad un gesto di solidarietà.

Quanto ai bilanci positivi una stellina di merito per l’Italia, che per la prima volta quest’anno ha visto aumentare le donne parlamentari, portando la percentuale femminile in Parlamento al 31, 32% rispetto al 20% precedente.

Mentre l’Italia tenta di recuperare il gap c’è chi in Europa rema contro il tentativo di azzerare le discriminazioni uomo-donna nel mondo lavorativo. Sorprende che, proprio la Cancelliera tedesca Angela Merkel, si sia detta contraria alla proposta avanzata a Bruxelles dal Commissario Vivianne Reding, per introdurre nella normativa europea le quote rosa nei Consigli di Amministrazione delle società quotate; un piano che riservava al genere femminile almeno il 40% dei Board delle società private entro il 2020 e delle società pubbliche entro il 2018.

Hamas invece ha costretto l’ONU a cancellare la terza maratona internazionale che doveva tenersi nella striscia di Gaza perché : “Uomini e donne non possono correre insieme”. Questo è quanto annunciato «con rammarico» dalla stessa agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che stava organizzando la corsa, allo scopo di dimostrare solidarietà al popolo palestinese e a raccogliere fondi per i campi estivi dell’Onu che ospitano almeno 250 mila bambini.

«È una giornata no per lo sport, un enorme passo indietro», ha commentato amareggiata Fiona May, l’ex campionessa azzurra. «L’Onu ha fatto bene a cancellare la maratona internazionale di Gaza dopo il rifiuto di Hamas di far partecipare le donne», ha detto. «Lo sport e specialmente la maratona sono una occasione per unire e non per dividere. Non capisco proprio perché le donne non possano partecipare a questa manifestazione. Quella di Hamas è una decisione contro lo spirito dello sport».

Non smetteremo di parlare delle donne né di quello che possono fare esse stesse in termini costruttivi per migliorare la Società, per dare buon esempio e noi vogliamo esserlo.

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