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Melissa. Il killer confessa: “Ho fatto la bomba” ma deposizione non convince

6d6f2eae7306a5242fdfbbdceb69aa67-023--390x245BRINDISI – Qualcosa non torna. Lo ha chiarito il procuratore capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, Cataldo Motta, stanotte, parlando davanti la sede della Polizia di Stato: «La confessione non è soddisfacente per cui le indagini comunque continueranno per completare il quadro investigativo».

Molti dubbi anche sul movente: «Questo è uno degli aspetti che non convince, non lo sa dire. Non sappiamo se ha fatto tutto da solo. C’è un solo fermo» ha spiegato Motta. E sulla questione se volesse colpire la scyola, il procuratore capo ha risposto: «Non lo sa. Mentalmente sta bene. Quello che vi posso comunicare è questa perplessità sul contenuto tutto dell’interrogatorio. Ha ammesso la propria partecipazione ma per quanto riguarda il resto non è convincente».

GLI INDIZI. Tra gli indizi principali, a parte l’ormai famoso video, anche il fatto che la sua auto, una Fiat Tipo, sia stata notata, o forse ripresa da altre telecamere, varie volte nei pressi della scuola nelle ore precedenti all’attentato.

Inoltre, l’analisi delle celle telefoniche della zona testimonia che il suo cellulare si sarebbe agganciato ad esse in orari prossimi all’esplosione.

Vantaggiato, inoltre, avrebbe una somiglianza con l’uomo del video e quel lieve difetto fisico a un braccio di cui si era parlato nelle prime ore: «Fisicamente può essere compatibile con l’uomo del video», ha precisato Motta. L’accusa nei confronti del commerciante salentino sarebbe di strage con finalità di terrorismo. A suo carico ci sarebbe anche qualche intercettazione.

Ieri sera mentre era sotto torchio in Questura a Lecce, gli inquirenti hanno effettuato delle perquisizioni in casa e nel deposito per carburanti che si trova a Copertino sulla strada per Leverano.

I rilievi continuano stamattina.

Questa mattina alle 11 dovrebbe tenersi una conferenza stampa proprio alla Procura di Brindisi da parte del procuratore della Dda di Lecce Cataldo Motta.

KILLER PER VENDETTA? Si chiama Giovanni Vantaggiato. Ha 68 anni, due figlie, ed è di Copertino, in provincia di Lecce. E’ l’uomo che la polizia ha fermato nella serata di ieri, sospettato di essere l’autore dell’attentato all’istituto Morvillo-Falcone di Brindisi, che lo scorso 19 maggio ha ucciso una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, e ferito cinque sue compagne di scuola. L’uomo, interrogato per tutto il pomeriggio in Questura, a Lecce, ha confessato: «Sì, quella bomba l’ho fatta io da solo. L’ho pensata e l’ho costruita».

In mattinata il capo della Polizia, Antonio Manganelli, l’aveva annunciato: «L’attentato di Brindisi non è opera né della mafia, né degli anarcoinsurrezionalisti. Lo prenderemo». A 18 giorni dalla strage, poco dopo le 22 è scattato il provvedimento di fermo, firmato dai magistrati Cataldo Motta e Milto De Nozza. Vantaggiato, proprietario di un deposito di carburanti di Copertino, è accusato di strage, aggravata dalla finalità di terrorismo. La sua auto, una Fiat Punto, è stata filmata nei pressi della scuola il giorno dell’attentato e in quelli precedenti. Contro Vantaggiato anche la certezza degli investigatori che fosse proprio lui l’uomo ripreso la mattina dell’attentato dalle telecamere montate sul chiosco davanti alla scuola.

A fornire un ulteriore elemento sarebbero state le celle telefoniche: il telefonino dell’uomo avrebbe agganciato il ripetitore che copre la scuola Morvillo-Falcone, in orari compatibili sia con l’esplosione sia con il passaggio delle auto riprese dalle telecamere. Gli investigatori sarebbero invece ancora in attesa degli esiti della perquisizione effettuata nel deposito di carburante: alcuni elementi sarebbero già stati trovati, ma quel che conta è la comparazione tra le sostanze contenute all’interno delle bombole esplose davanti alla scuola e quelle trovate nel deposito.

Non è stato un attentato mafioso, dunque. Nemmeno dell’opera di un terrorista anarchico. Lo spiegava ieri mattina Manganelli, rivelando che il giorno della tragedia «i detenuti della Sacra Corona Unita hanno fatto un telegramma di solidarietà alla famiglia di Melissa: un segnale per dire: noi non c’entriamo». E anche per quanto riguarda la Fai «faccio fatica a immaginare – diceva Manganelli – che sia opera loro».

Resta da capire il movente, che l’uomo non avrebbe fornito. Nel corso della giornata si sono inseguite diverse voci: da un lato un presunto risentimento verso il preside della scuola, Angelo Rampino; dall’altro una vendetta privata: in passato Vantaggiato aveva sostenuto un processo per una truffa subita, senza però riavere il denaro perso, circa 300 mila euro. Avrebbe così covato la vendetta, e la mattina del 19 maggio avrebbe voluto colpire il Tribunale. Essendo il sito troppo sorvegliato, Vantaggiato avrebbe ripiegato sulla scuola, che si trova a poca distanza.

PRESIDI DAVANTI ALLA SCUOLA Cancelli chiusi dieci minuti dopo le otto, poca voglia di parlare da parte dei ragazzi e poliziotti all’istituto professionale «Morvillo Falcone» di Brindisi questa mattina, a poche ore dal fermo del presunto responsabile dell’attentato del 19 maggio scorso in cui ha perso la vita la sedicenne Melissa Bassi e sono rimaste ferite altre cinque compagne. «Abbiamo ancora paura, ci auguriamo che sia finita ma temiamo che non sia cos e che ci siano ancora indagini da fare», dicono due studentesse di quinta. Oggi le ultime classi devono sostenere gli ‘esami di qualificà. La polizia presidia gli ingressi. C’è chi, come Morena, un’altra delle alunne dell’istituto professionale, rivolge un pensiero a Melissa e sostiene, adesso, di «non avere pi— nulla per cui preoccuparsi». «Ora – dichiara – non ci potr… succedere pi— nulla».

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