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Coordinamento donne Sindacato

… Questo non è amore

Lo scorso anno in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, ho concentrato le mie riflessioni sulle relazioni tossiche ed il narcisismo patologico come principali cause degli episodi di violenza e femminicidio.

Ad oggi, infatti, nel 62% dei casi (rispetto al 59% dello scorso anno, con un incremento del+7%), l’autore di atti di violenza sulle donne è la persona con cui hanno o avevano una relazione.

Era ormai nell’aria una serie di nuove misure contro questo tipo di violenza ed il tempo mi ha dato ragione.

In occasione della campagna della Polizia di Stato contro la violenza di genere denominata ‘Questo non è amore‘ a Catania, la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha comunicato l’approvazione di un pacchetto normativo che comprenderà provvedimenti di fermo più efficaci per gli autori delle violenze di genere, cospicui aiuti economici e un servizio di protezione (una scorta) per le donne che decidono di denunciare i loro aguzzini.

Oltre a proseguire nell’attività di prevenzione svolta dalle forze dell’ordine si agirà con norme più incisive grazie ad una modifica del minimo delle pene edittali per poter poi procedere con strumenti di prevenzione più efficaci. In questo modo sarà infatti possibile l’estensione ai violenti, dell’arresto obbligatorio in flagranza (previsto dal codice nel caso di reati con una pena minima di cinque anni).

Quindi l’obiettivo delle nuove misure contro violenza sulle donne non è più quello di isolarle ma quello di prevenire le violenze rendendo molto più complicata la vita a chi le maltratta per tutelarle meglio.

Uno dei punti a mio parere più determinanti di questa riforma normativa è la possibilità di procedere d’ufficio per i reati che rientrano nella violenza domestica, senza la necessità che la persona offesa sporga querela.

Anche per quanto riguarda il braccialetto elettronico sono previste novità confortanti: se chi è destinatario all’obbligo di allontanamento dalla casa familiare o al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, rifiuta il braccialetto, scattano gli arresti domiciliari.

A riscrivere le norme sul femminicidio hanno contribuito anche le altre Ministre Marta Cartabia, Mariastella Gelmini, Elena Bonetti e Mara Carfagna.

La Ministra della Giustizia Marta Cartabia partendo dal presupposto che la violenza contro le donne è espressione di una cultura di potere e di subordinazione che deve essere estirpata dalle radici, ha proposto che le nuove misure prevedano l’introduzione di una strategia di ascolto dei primi segnali lanciati dalla potenziale vittima. Quelle, appunto, apparentemente piccole manifestazioni che poi sfociano in conseguenze più gravi.

La Ministra per il Sud Mara Carfagna, ha proposto di realizzare i centri antiviolenza nei locali sequestrati alla mafia, e d’intesa con il Ministro Elena Bonetti hanno varato un bando con fondi provenienti dal piano nazionale di ripresa che finanzierà opere di ricostruzione, ristrutturazione o adeguamento degli immobili requisiti alla mafia, che potranno così essere restituiti alla collettività prediligendo i progetti destinati a creare all’interno degli edifici centri antiviolenza per donne e bambini o case rifugio.

Tuttavia, esiste ancora reticenza delle donne nel denunciare perché molte donne vivono gli abusi con incomprensibili sensi di colpa o pensano di riuscire a redimere il partner, oppure per l’aspetto economico che le costringe in una situazione di dipendenza dalla quale non vedono uscita, per non parlare della paura di restare sole e di subire ritorsioni. Ed è proprio qui che si inserisce una delle nuove misure di protezione, una sorta di “scorta” per tutte le donne che denunciano.

La ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini ha sottolineato che la legge sul codice rosso pur essendo una misura di fondamentale importanza votata da tutto il Parlamento perché dispone di una corsia preferenziale nelle indagini, da sola, non è stata risolutiva anche perché presuppone che ci sia stata una denuncia da parte della vittima.

E per il Capo della Polizia, Lamberto Giannini è proprio questa la sfida più grande: “convincere ogni singola vittima di violenza ad uscire dal silenzio“.

La Coordinatrice Nazionale per le Pari Opportunità
Teresa Longobardi

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