Mancano meno di due giorni all’udienza e ancora la Questura ed il suo apparato burocratico impedisce l’esercizio di un diritto ad un operatore della Polizia di Stato che ha chiesto l’accesso a documenti e filmati, non più “classificati” ormai, per potersi difendere compiutamente in un procedimento presso la Corte Suprema di Cassazione.
Pur rappresentandone l’urgenza nella richiesta fatta da tempo, vista l’imminenza dell’udienza, codesta Questura è ancora assolutamente inerte e fantasma.
Tale condotta impedisce il compiuto diritto alla difesa, dopo aver generato (con la sua inerzia nel tempo, ben sei procedimenti disciplinari tutti archiviati) anche un procedimento disciplinare sospeso per il procedimento penale in corso.
Premesso che lo stesso procedimento penale è stato archiviato dal GUP il 1° dicembre 2016 “visto l’art. 425 c.p.p dichiara non luogo a procedere … in ordine al reato ascrittogli perché il fatto non sussiste“, la Procura della Repubblica di Tivoli ha inteso opporre resistenza a tale sentenza ricorrendo in “cassazione”.
Se tanto mi dà tanto appare evidente che la Questura sia ormai allo sbaraglio e non è più accettabile l’indifferenza, la superficialità e l’inefficenza di fronte a questi gravissimi fatti lesivi dei diritti costituzionalmente garantiti (quale l’esercizio alla difesa e al contraddittorio) oltre ai danni conseguenti per il personale in servizio.
Il buon andamento delle Istituzioni e, in questo caso della Questura, non può prescindere dal comportamento responsabile del Suo Questore che non può più solo delegare, visti i risultati, ed attuare quella vigilanza -anche avocando- prevista dalla legge, mettendo in condizioni il personale sia di difendersi che di assolvere le proprie funzioni.
Sono troppo gravi le situazioni che correttamente Noi continuiamo a rappresentarLe tanto da indurci a pensare che ci sia qualche “intoppo” nella comunicazione.
Roma 13 giugno 2017
Il Segretario Generale Nazionale
dott. Flavio Tuzi
