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2 giugno, l’Italia in festa. Roma centro delle celebrazioni

parata_2_giugnoROMA – Parata militare d’eccezione ai Fori Imperiali per la Festa della Repubblica nel 150/o anniversario dell’Unità d’Italia. Sulla celebre via tra il Colosseo e piazza Venezia, con le divise ed i mezzi storici a ricordare le battaglie del passato; sulle tribune, dove hanno preso posto decine di leader mondiali: dal presidente russo Medvedev al vicepresidente americano Biden, da re Juan Carlos di Spagna al presidente israeliano Shimon Peres. Compiaciuto alla fine il capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha parlato di «perfetto svolgimento della manifestazione», che ha presentato «un’immagine viva e dinamica del nostro Paese». La giornata – in una Roma blindata da un dispositivo di 2.500 uomini delle forze dell’ordine – è iniziata come da tradizione con l’omaggio di Napolitano al Milite Ignoto. Tanta la gente assiepata lungo i Fori Imperiali in attesa della parata, mentre la tribuna autorità si andava affollando come non mai. Non solo di politici italiani: oltre a Napolitano, c’erano – tra gli altri – il premier Berlusconi, i presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini, il sottosegretario Letta, il ministro La Russa, il neo segretario del Pdl, Angelino Alfano, le ministre Carfagna e Meloni, il segretario del Pd Bersani, il leader dell’Udc Casini, il sindaco di Roma, Alemanno; si è visto anche il ministro dell’Interno Maroni, con cravatta verde brillante, che negli anni precedenti aveva sempre disertato l’evento.

Ma la novità di quest’anno erano gli ospiti stranieri, con circa trenta capi di Stato o di Governo: il più elegante, come al solito, Karzai, con mantello verde sull’abito scuro ed il cappellino; seduto accanto c’era Biden, cravatta rosa e occhiali scuri; e poi Juan Carlos con la moglie Sofia; il presidente tedesco Wulff, quello austriaco Fischer, quello dell’Autorità palestinese Abu Mazen, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Molti di loro hanno indossato le cuffie per seguire la cronaca della manifestazione. Tanti gli applausi ed i sorrisi, in particolare per i fanti della brigata Sassari, che hanno marciato cantando il loro antico inno ‘Dimonios’. Alle 11 via alla sfilata, aperta dalle cinque bandiere tricolori che si sono susseguite nel corso di 214 anni. Quindi il primo settore, caratterizzato dalle divise storiche e dai mezzi d’epoca, per raccontare le origini dello Stato Unitario, le Guerre d’Indipendenza, la Grande Guerra, la seconda Guerra Mondiale e la Liberazione. È stata poi la volta del secondo settore, dedicato alle missioni internazionali a cui le forze armate italiane partecipano in tante regioni del mondo. Infine, il terzo, protagoniste le «eccellenze e le specificità italiane», con lo sfilare dei reparti d’elite e dei mezzi d’avanguardia dell’industria nazionale. Il passaggio in cielo delle frecce Tricolori, che hanno lasciato una scia verde, bianca e rossa sopra i Fori, ha concluso la parata. In ottanta minuti hanno sfilato 5.200 militari, 460 civili, 216 quadrupedi tra cavalli e cani, 196 mezzi e 9 velivoli. Napolitano ha quindi lasciato i Fori a bordo della Flaminia presidenziale scoperta, salutando la folla plaudente. Intanto, sulle tribune, gli ospiti stranieri hanno dovuto pazientemente attendere il proprio turno per defluire. Biden era circondato dagli angeli custodi del Secret Service; sorvegliato stretto anche Shimon Peres, mentre Karzai ha concesso una breve battuta ai giornalisti. «È un grande onore – ha detto – essere qui in Italia, Paese amico dell’Afghanistan, in questa speciale occasione». Soddisfatto, alla fine, anche La Russa: «è stata una bella giornata».

IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO ALLE FORZE ARMATE «Le Forze Armate sostengono una parte considerevole del gravoso impegnò dell’ Italia sul piano internazionale e »hanno contribuito sostanzialmente ai risultati straordinari conseguiti in questi ultimi decenni, grazie alla loro professionalità, alla loro abnegazione, al modo costruttivo in cui esse interpretano i compiti che sono chiamate quotidianamente ad assolvere in tante regioni del mondo«. Questo il messaggio che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha inviato, in occasione del 2 giugno, al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Biagio Abrate. Napolitano sottolinea in particolare i »compiti difficili e densi di rischi, come gli eventi di questi giorni in Libano ed in Afghanistan purtroppo ancora una volta dimostrano« svolti dalle forze armate.

«Oggi ricorre il sessantacinquesimo anniversario della nascita della Repubblica Italiana. Stamane, sul sacello del Milite Ignoto – scrive il presidente della Repubblica – ho rivolto il mio commosso pensiero a tutti i militari caduti per la difesa della Patria, al servizio e per la salvaguardia delle sue libere istituzioni. »Nell’anno in cui celebriamo il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, il 2 giugno – osserva Napolitano – ci offre un’opportunità del tutto speciale per soffermarci a riflettere sulla storia del nostro Paese e sui grandi eventi che l’hanno segnata: dalle guerre risorgimentali ai due conflitti mondiali, tra i quali si collocarono gli anni bui della dittatura e del bellicismo fascista; e poi, finalmente, la Liberazione, la Repubblica e la Costituzione e, con esse, una nuova alba e la rinascita della Patria, illuminata dalla riconquistata libertà e dalla ricostruzione della democrazia«.

»Da allora, l’Italia – ricorda il Capo dello Stato – è cresciuta, quale stato moderno ed industrializzato, protagonista del concerto delle nazioni, in una nuova Europa e nell’ambito delle organizzazioni internazionali di cui essa è stata sempre convinta ed attiva sostenitrice. Negli scenari complessi ed in costante trasformazione che caratterizzano il mondo sempre più interdipendente e globalizzato in cui viviamo, il nostro Paese svolge un ruolo fondamentale di equilibrio ed apertura, di incessante ricerca del dialogo e della cooperazione, ma anche di fermo presidio dei valori fondamentali che sono alla base della sicurezza, dello sviluppo e della pace«.

Dopo aver sottolineato il contributo essenziale delle Forze Armate nel prestigio assunto dal nostro Paese nel mondo, il presidente della Repubblica conclude il suo saluto affermando che »ai militari italiani di ogni grado, specialit… e categoria vanno il plauso incondizionato dei cittadini, la riconoscenza delle popolazioni presso le quali ogni giorno essi prestano la propria opera di protezione e di assistenza. Ad essi va egualmente il rispetto dei Paesi alleati che di tale opera hanno imparato ad apprezzare sul campo il valore e l’efficacia. Viva le Forze Armate italiane, viva l’Italia«.

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