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LA MATHAS ERA PRESENTE QUANDO ALE FU UCCISO. IL DUBBIO: L’HA UCCISO LEI?

mathasGENOVA – Dopo lacrime, fiori sulla tomba del figlio e foto su Facebook, la 26enne Katerina Mathas, che ha passato 13 giorni in carcere e dodici mesi a rilasciare interviste a settimanali e nei salotti televisivi, potrebbe tornare in galera. «Sono pronta a farlo, ad andare in carcere», dice lei. Il 16 marzo del 2010 la donna stava passando con il broker 30enne Antonio Rasero una notte a base di coca nel residence ‘Vittoria’ di Nervi, ricorda il Secolo XIX. La stessa notte un piccolo di otto mesi, Alessandro Mathas, il figlio della donna, venne ucciso proprio in quel residence. Rasero venne condannato a 26 anni di galera a gennaio. Ora i giudici della Corte di assise, nelle 203 pagine delle motivazioni della sentenza con cui condannarono Rasero, dicono che a uccidere potrebbe essere stata proprio la donna. Ieri infatti un’altra donna e madre, il giudice a latere Clara Guerello in nome della giuria popolare e del presidente Massimo Cusatti, ha scritto un lungo atto di accusa nei confronti d’una coppia di giovani con il solo valore dello sballo e il vizio della menzogna. Nonché una stroncatura senza appello per chi fece le indagini scegliendo una strada a senso unico «e destituita dal benché minimo fondamento in termini di credibilità»: indagare lui, «inchiodato» come scrive la Corte, «alla scena del crimine dalle sue bugie, dal dna sul morso al piedino del bimbo, dai video delle telecamere» e scagionare lei nell’ipotesi che il delitto fosse stato compiuto in sua assenza. Cioè tra le 23 e l’1,30 di quella notte, mentre la ragazza era in giro per la città in cerca di altra coca.

Ma l’Assise rimarca: «La Mathas era nel monolocale mentre il figlio veniva colpito a morte tra l’1,30 e le 2». E «poco importa se abbia partecipato attivamente o solo assistendo passivamente alla violenta condotta sfociata nell’omicidio del figlio Alessandro». In quella mezz’ora – si legge sul Secolo XIX – la stessa indicata nella loro arringa dai difensori dell’agente marittimo, Andrea Vernazza e Romano Raimondo, il telefono di Katerina, che prima è «rovente», «insolitamente e inesorabilmente tace». «Devono essere stati ben altri i fattori intervenuti ad “annientare” la spasmodica esigenza di comunicazione sino a quel momento espressa dalla Mathas nei confronti del compagno Bruno (Indovino, l’uomo con cui aveva comunicato, e comunicherà, via cellulare per il resto della nottata, ndr)». E allora la verità scaturita dal processo a Rasero è una verità che potrebbe incastrare anche la Mathas.

«Il piccolo Alessandro è già sveglio o, con tutta probabilità, si sveglia al ritorno della madre e sciaguratamente interferisce con l’ennesima assunzione di cocaina da parte della coppia Rasero-Mathas. La donna appena tornata prepara la polvere da sniffare, sicché con tutta probabilità tocca all’imputato l’ingrato compito di calmare in qualche modo l’ostinato pianto di Ale. In tale contesto si materializza, all’improvviso, la condotta violenta nei confronti della piccola vittima, condotta tutt’altro che fulminea: il bimbo viene spogliato e bagnato». Un’azione «che, qualunque sia l’esatta cronologia degli eventi, non poteva passare inosservata in un ambiente tanto angusto quale quello in cui si è consumato il delitto. Anche le disperate manovre rianimatorie contestate come sevizie». Rasero è in carcere da un anno e un mese. La madre del piccolo, ucciso con ferocia, potrebbe tornarci presto. ?

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