I “panzoni” non dormono quando lavorano
Quarantamila uomini in servizio a Roma. Un esercito: tra Polizia, Carabinieri e Finanza fa una persona ogni cinquanta abitanti. Un record, nessuna città potrebbe considerarsi altrettanto protetta. Già, potrebbe, meglio usare il condizionale, perché poi a spulciare circolari interne, ordini di servizio e fogli presenze si scopre che sulle strade di uomini ne finisce uno su otto: appena cinquemila (il 12,5 per cento). Ma allora ha ragione il ministro Brunetta? Ci sono troppi poliziotti “pancioni” seduti dietro le scrivanie? Se parli con i poliziotti e i carabinieri che ogni giorno lavorano a Roma, ti accorgi che su una cosa sono d’accordo con Brunetta: troppi uomini lavorano negli uffici. Ma sulle cause no, ritorcono l’accusa contro il governo. L’attuale, il precedente, tutti, di destra e di sinistra.
“Noi siamo i primi a dire che l’organizzazione dei compiti dovrebbe essere diversa. La mancanza di mezzi e risorse porta a risultati paradossali”, racconta un agente delle Volanti, uno che ad ogni uscita – “ammesso che l’auto non si fermi” – potrebbe trovarsi di fronte una rapina, una sparatoria o chissà cos’altro. Aggiunge: “Noi delle Volanti negli anni Novanta eravamo 700 e oggi siamo 400. A Roma le auto delle forze dell’ordine destinate al pattugliamento della città sono circa un terzo di quelle per scorte e accompagnamenti. Brunetta punti il dito verso i suoi colleghi”. Difficile dire dove abbia le radici la malapianta. Una cosa è certa: studiare il caso Roma aiuta a capire tanto, perché qui, in una città di tre milioni di abitanti, sede della politica e di mille enti, i problemi sono amplificati. Certo, pancioni ce ne saranno, ma andando a scorrere gli elenchi di chi non lavora sulla strada non si trovano soltanto uomini a fine carriera, demotivati e stanchi. Anzi, secondo i dati forniti dai sindacati, almeno diecimila tra agenti, carabinieri e finanzieri sarebbero giovani.
Di questi addirittura quattromila sarebbero destinati a compiti di scorta, accompagnamento di dirigenti vari e piantonamento. Basta poco, poi, per scoprire che centinaia di agenti appena arruolati finiscono direttamente in un ufficio. Peggio, ci sono alcuni che riescono perfino ad arrivare ai ruoli apicali della carriera senza aver mai messo il naso fuori del palazzo. “Anche chi sta dietro una scrivania lavora. Attenzione all’equazione impiegati uguale imboscati”, sbotta un agente che lavora al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Vero, colpisce però una stima: oltre il 60 per cento degli uomini sarebbero destinati agli uffici centrali dei corpi di appartenenza. Quindi procediamo per sottrazione: dai 40mila effettivi togliamone 25mila. I quindicimila che restano fanno riferimento agli uffici territoriali. Ma anche qui pochi, meno del 35 per cento, lavorano “sulla strada”: 10mila uomini sono impiegati in via continuativa in “servizi burocratici” per i cittadini (passaporti, permessi di soggiorno, autorizzazioni di polizia) o nella gestione amministrativa.
“Ma in periodi di difficoltà anche noi”, racconta un agente dell’ufficio passaporti della Questura, sempre più frequentemente finiamo per essere impiegati part-time in servizi di ordine e sicurezza pubblica: cortei, manifestazioni sportive, vigilanza di obiettivi sensibili”. Il risultato? “E’ come tirare una coperta troppo corta: l’organico previsto per la Questura è di ottomila uomini, nel 2000 eravamo 7.200. Ora siamo scesi a 6.300. I colleghi del Reparto Mobile sono pochi, mal pagati, passano i loro turni a prendere botte allo stadio, allora chiamano in servizio esterno anche noi. Così gli arretrati all’ufficio passaporti aumentano…”. Due agenti in forza al commissariato Flaminio mostrano il petto: “Pancioni? A noi sembrava di essere magri”. Brunetta e gli uomini delle Forze dell’Ordine guardano due facce diverse di questa poco gloriosa medaglia. Al commissariato di Primavalle qualcuno protesta: “Dovremmo essere 150 invece siamo 70”. A Velletri rincarano: “Siamo meno di 40, che cosa vi aspettate da noi?”. E qualcuno in Questura ricorda: “Vorrei sapere se Brunetta nei nostri panni riuscirebbe a essere motivato. Tra mille funzionari, sostituti commissari, ispettori superiori e tecnici, sapete quanti negli ultimi dieci anni hanno fatto corsi di aggiornamento previsti dal contratto? Zero”.
Ferruccio Sansa – La Stampa