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Emergenza rifiuti in Campania: principio di tassività nella Legge Penale, ecomafia e cittadini

DSC_0811Si è svolto, nella splendida cornice di Villa Matarazzo in Santa Maria di Castellabate (SA) il convegno, organizzato dal PNFI, sindacato di Polizia federato con ANIP-ITALIA SICURA, su “Il principio di tassatività nella legge penale in relazione al reato di ecomafia. Quale futuro per il cittadino”.

L’incontro, moderato dal giornalista Angelo Ciaravolo, ha visto gli interventi, oltre che dei responsabili del PNFI Andrea Guida, Franco Picardi e Carlo Aliberti, del Segretario Nazionale ANIP ITALIA SICURA Antonia Cennamo, del Sindaco di Castellabate Costabile Murano e del Presidente dell’Associazione Onlus Verdi Ambiente e Società Senatore Guido Pollice, del dott. Antonio Vitale della Polizia Ambientale, del Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Giancarlo Russo, e del Procuratore Aggiunto dott. Raffaele Marino, proveniente da dieci anni di attività presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.

Partendo dal principio di tassatività, che impone alle norme penali di specificare il comportamento e le modalità con cui si realizza il reato, gli interventi si sono snodati attraverso il resoconto della situazione attuale nel campo delle ecomafie, per giungere alla conclusione che ancora poco si può fare per combattere la criminalità specializzata in reati ambientali, poiché questi non rientrano ancora in una specifica normativa penale.

Tali difficoltà si avvertono in particolare per quanto riguarda l’emergenza rifiuti, divenuta endemica in Campania e senza precedenti nel nostro paese, che ha trasformato la fertile Campania Felix di antica memoria in terra di veleni: “Castelvolturno e Villa Literno, in provincia di Caserta, sono l’emblema della devastazione operata dalle ecomafie e, oltre al problema rifiuti, questi territori, famosi per avere il più alto tasso di criminalità in Europa, vivono come aggravante anche l’emergenza depuratori, ormai vecchi e non gestiti adeguatamente – ha affermato il segretario nazionale dell’ANIP ITALIA SICURA Antonia Cennamo – Nel dominio dei casalesi non è possibile punire adeguatamente i criminali dell’ambiente poiché i reati ambientali per la maggior parte sono reati contravvenzionali e non delitti. Nonostante le direttive europee, il nostro paese segna il passo e lascia spazio solo all’emergenza. I reati ambientali aumentano e chi paga sono solo i cittadini”.

Come ha riferito il dott. Russo “Ciò ha costretto l’autorità giudiziaria e le forze di polizia ad un surplus di lavoro, adoperando vecchi strumenti operativi per arginare nuovi fenomeni criminali non codificati nel nostro ordinamento”.

Il dott. Marino, dal canto suo, ha sottolineato più volte la necessità di avere buoni amministratori locali, per la difesa dei diritti del cittadino alla salute e all’ambiente salubre, che si compie innanzitutto con un lavoro di prevenzione e di buona organizzazione dei servizi. Il Procuratore Aggiunto in particolare ha affermato “Le ecomafie si sono mangiati il nostro futuro. Per vivere hanno bisogno di amministrazioni compiacenti.  Prevenire è meglio che reprimere. La magistratura interviene purtroppo solo dopo che i danni sono stati fatti e comunque non può essere la soluzione al problema dei rifiuti. I cittadini sono ormai consapevoli di questo. Ciononostante restiamo l’unico riferimento certo.”

Insieme al dott. Russo hanno inoltre evidenziato l’importante lavoro di collaborazione con la polizia giudiziaria, che con la riforma sulla giustizia in discussione in Parlamento potrebbe essere spezzato, ricordando che insieme ai Pubblici Ministeri, sono la memoria storica di questo paese: “Il nostro sapere (il lavoro di indagine, ndr) deve essere preservato. Spesso gli uffici centrali della magistratura vengono a conoscenza di ciò che accade sul territorio dopo troppo tempo, per un problema di distanza dalla periferia. C’è bisogno di maggiore  coordinamento.”

Anche nei sistemi di ricerca e controllo dei reati ambientali, come evidenziato dal Colonnello della Guardia Ambientale Antonio Vitale, esiste un bisogno di conoscenza dei traffici e di coordinamento tra gli enti: “Ad una difficoltà degli imprenditori settentrionali a smaltire legalmente rifiuti tossici, si verifica la disponibilità di stakholders “portatori di interesse”, i cosiddetti colletti bianchi, stimati professionisti che mediano i diversi interessi in gioco” – ha sottolineato poi – “Ma con il SISTRI, un sistema elettronico che consente la tracciabilità dell’intera filiera dei rifiuti speciali, nonché dei rifiuti urbani in Campania, d’ora in poi ogni rifiuto speciale potrà essere seguito in qualsiasi fase della filiera produttiva, senza possibilità di occultamento”.

Il Senatore Guido Pollice, Presidente di Verdi Ambiente e Società, con tono appassionato, ha ribadito che “Gli ambientalisti denunciano da anni l’anomalia dell’emergenza. Per risolverla è necessario un intervento riformatore dell’attuale sistema di gestione dei rifiuti, che parta dal governo centrale, tenuto anche a seguire le indicazioni comunitarie – spesso disattese – e a ramificarle fino ai governi locali”.

Nel comune di Castellabate, che si può definire virtuoso, la questione rifiuti è stata affrontata e risolta e “grazie alla buona amministrazione questa città non è soffocata dall’emergenza che invece colpisce le provincie di Napoli e Caserta” ha commentato il Sindaco Costabile Murano, sottolineando che “una buona amministrazione è quella che offre dei buoni servizi ai propri cittadini”.

Ma perché tanto interesse da parte della malavita al ciclo dei rifiuti?

“Discariche e inceneritori sono la manna dal cielo per i camorristi – ha precisato nel suo intervento il segretario nazionale di ITALIA SICURA Antonia Cennamo – I movimenti terra, il ciclo del cemento, la raccolta e lo smaltimento sono in massima parte nelle loro mani. La soluzione è DIFFERENZIARE. Rende meno alla malavita perché non movimenta il denaro ma ripaga mille volte di più i cittadini, che spesso sono posti in contrapposizione alle forze dell’ordine, unica interfaccia tra il malcontento perdurante delle popolazioni stressate dall’emergenza e le istituzioni. Se l’Europa chiama, l’Italia non risponde. Perché mai l’Europa dovrebbe rispondere se chiamano le nostre istituzioni? Ma questa è un’altra storia”.

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